Ragione e rivelazione

HAI UN MOMENTO, DIO?


(LIGABUE)

 

Pretesa o domanda

 

Come la nube, come la farfalla,

come l’alito lieve su uno specchio.

Fortuito, mutevole,

svanito in breve istante.

O Signore di tutti i cieli, di tutti i mondi, di tutti i destini,

che cosa hai inteso fare con me?[1]

 

La poesia di Lagerkvist chiarisce bene la domanda di fondo che anima la canzone piuttosto originale di Ligabue. La confidenza che il cantante assume nel parlare con Dio è in parte positivo riconoscimento di una Presenza cui è necessario e bene rivolgersi; dall’altra però non manca in questo testo quella alterazione della domanda che è la pretesa: è questa pretesa che in fondo blocca la domanda e il dialogo e impedisce l’ascolto dell’imprevedibile risposta. In ogni caso anche in questa canzone può essere valorizzato uno spunto di dialogo che se onestamente ripreso può condurre a inaspettate conclusioni.

 

 

C’ho un po' di traffico nell’anima

non ho capito che or’è

c’ho il frigo vuoto

ma voglio parlare

perciò paghi te.

 

Che tu sia un angelo o un diavolo

ho tre domande per te:

chi prende l’Inter, dove mi porti

e poi dì, soprattutto, perché?

Perché ci dovrà essere un motivo, no?

Perché forse la vita la capisce

chi è più pratico.

 

Hai un momento, Dio?

No, perché sono qua

insomma ci sarei anch’io.

Hai un momento, Dio?

O Te o chi per Te

avete un attimo per me?

 

Li pago tutti, io, i miei debiti

se rompo pago per tre;

quanto mi costa una risposta da Te,

quant’è?

Ma Tu sei qui per non rispondere

e indossi un gran bel gilet

e non bevi niente o io non ti sento,

com’è? Perché?

 

Perché ho qualcosa in cui credere,

perché non riesco mica

a ricordare bene cos’è...

 

Hai un momento, Dio?

No, perché sono qua

se vieni sotto offro io.

Hai un momento, Dio?

Lo so che fila c’è,

ma Tu hai un attimo per me?

 

Nel mio stomaco son sempre solo,

nel tuo stomaco sei sempre solo,

ciò che sento, ciò che senti

non lo sapranno mai.

 

Almeno dì se il viaggio è unico

e se c’è il sole di là,

se stai ridendo, io non mi offendo,

però, perché

perché nemmeno una risposta

ai miei perché,

perché non mi fai fare

almeno un giro col tuo bel gilet

 

Hai un momento, Dio?

No, perché sono qua

insomma ci sarei anch’io.

Hai un momento, Dio?

O te o chi per Te,

avete un attimo per me?

 

 

 


 



[1] P.Lagerkvist, Come la nube, cit. in Le mie letture, pp. 152-153.